Soddisfazione professionale, bilanciamento tra quotidianità e lavoro, reddito, contratto a tempo indeterminato, attrattività della professione. Sarebbero queste (e in questo ordine) le priorità dei giovani italiani oggi, almeno stando a quanto emerge da una ricerca condotta da una società di consulenza, che ha interpellato sul punto 1000 studenti universitari o neo laureati di età compresa tra 18 e 25 anni e che, dunque, ha provato a fornire l’ennesimo identikit di chi si affaccia al mondo del lavoro oggi nel nostro Paese.
L’indagine, peraltro, scava ancora più a fondo chiedendo al campione che cosa occorre per affermarsi e scoprendo che gli “elementi” imprescindibili sono soprattutto sacrificio e impegno, una buona idea di partenza e l’accesso ai finanziamenti. Per fare carriera più rapidamente i giovani italiani sembrerebbero disposti ad accettare un aumento delle responsabilità, ma anche il trasferimento all’estero, l’aumento dell’orario di lavoro e addirittura a rinunciare al posto fisso. Quest’ultimo aspetto, in particolare, riguarda quasi la metà degli intervistati: il posto fisso è considerato così difficile da raggiungere da aver perso posizioni significative in una graduatoria realistica di opzioni.
Insomma, i profili che vanno a delinearsi sono quelli di giovani che sono disillusi, ma non arrendevoli, che sono disposti a fare sacrifici e che rimproverano molto al sistema.
Nessuno, però, ha smesso di cercare grandi soddisfazioni professionali ed economiche. I dati dell’indagine, chiaramente vanno interpretati e “letti” sul terreno concreto della situazione del Paese. Ma indubbiamente hanno il pregio di fornire un’agenda, un percorso, una serie di suggerimenti, di cui il Paese dovrebbe tenere conto. Non solo l’impegno degli stessi giovani a sfornare progetti validi e il coraggio e la passione per metterle in pratica. Ma anche, e soprattutto, le istituzioni, che devono assicurare le condizioni necessarie in termini di regole concrete, digitalizzazione, pari opportunità per tutti; le scuole e le università, che devono mettere a punto percorsi formativi che riescano a valorizzare i talenti e che avvicinino realmente al lavoro; le aziende, che devono premiare finalmente il merito; le banche, che devono supportare le iniziative d’impresa e agevolare l’accesso al credito.