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Caratteristiche della Lettera di Licenziamento

La lettera di licenziamento è il documento tramite cui il datore di comunica a un dipendente l’intenzione di terminare il rapporto di lavoro.

La comunicazione deve essere fatta per scritto, per questo motivo la lettera di licenziamento risulta essere uno strumento necessario.
La lettera può essere consegnata direttamente al dipendente o inviata tramite raccomandata.

Per quanto riguarda il contenuto, la lettera deve indicare la volontà del datore di lavoro di terminare il rapporto lavorativo, il preavviso concesso o, in alterntiva, l’indennità per il mancato preavviso.
Per un esempio, è possibile vedere questo fac simile di lettera di licenziamento su questo sito.

Risulta essere importante ricordare che in caso di licenziamento causa il datore di lavoro non deve fornire preavviso e corrispondere indennità.
Il licenziamento per giusta causa si ha quando si verifica un evento particolarmente grave, che non consente la prosecuzione del rapporto di lavoro.

Un esempio è rappresentato dalla violazione da parte del lavoratore degli obblighi di diligenza e obbedienza.

Nella lettera di licenziamento il datore di lavoro non è obbligato a spiegare i motivi della decisioni.
I motivi devono però essere spiegati se vengono richiesti dal dipendente e la risposta deve avvenire entro sette giorni.

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Giovani e Lavoro – Cosa Cercano

Soddisfazione professionale, bilanciamento tra quotidianità e lavoro, reddito, contratto a tempo indeterminato, attrattività della professione. Sarebbero queste (e in questo ordine) le priorità dei giovani italiani oggi, almeno stando a quanto emerge da una ricerca condotta da una società di consulenza, che ha interpellato sul punto 1000 studenti universitari o neo laureati di età compresa tra 18 e 25 anni e che, dunque, ha provato a fornire l’ennesimo identikit di chi si affaccia al mondo del lavoro oggi nel nostro Paese.

L’indagine, peraltro, scava ancora più a fondo chiedendo al campione che cosa occorre per affermarsi e scoprendo che gli “elementi” imprescindibili sono soprattutto sacrificio e impegno, una buona idea di partenza e l’accesso ai finanziamenti. Per fare carriera più rapidamente i giovani italiani sembrerebbero disposti ad accettare un aumento delle responsabilità, ma anche il trasferimento all’estero, l’aumento dell’orario di lavoro e addirittura a rinunciare al posto fisso. Quest’ultimo aspetto, in particolare, riguarda quasi la metà degli intervistati: il posto fisso è considerato così difficile da raggiungere da aver perso posizioni significative in una graduatoria realistica di opzioni.

Insomma, i profili che vanno a delinearsi sono quelli di giovani che sono disillusi, ma non arrendevoli, che sono disposti a fare sacrifici e che rimproverano molto al sistema.

Nessuno, però, ha smesso di cercare grandi soddisfazioni professionali ed economiche. I dati dell’indagine, chiaramente vanno interpretati e “letti” sul terreno concreto della situazione del Paese. Ma indubbiamente hanno il pregio di fornire un’agenda, un percorso, una serie di suggerimenti, di cui il Paese dovrebbe tenere conto. Non solo l’impegno degli stessi giovani a sfornare progetti validi e il coraggio e la passione per metterle in pratica. Ma anche, e soprattutto, le istituzioni, che devono assicurare le condizioni necessarie in termini di regole concrete, digitalizzazione, pari opportunità per tutti; le scuole e le università, che devono mettere a punto percorsi formativi che riescano a valorizzare i talenti e che avvicinino realmente al lavoro; le aziende, che devono premiare finalmente il merito; le banche, che devono supportare le iniziative d’impresa e agevolare l’accesso al credito.

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Come Avere un Rapporto Buono con i Colleghi di Lavoro Difficili

A lavoro, come in molti altri casi della vita, non sempre è possibile scegliere chi avere a fianco. Ecco che, purtroppo, non è facile andare d’accordo con tutti i propri colleghi. Con l’aiuto di iVillage, oggi vediamo qualche suggerimento per gestire civilmente il rapporto con i colleghi più difficili.

Eliminate i toni accusatori
Quando dovete chiedere a un collega di fare qualcosa,  utilizzate, per quanto possibile, il linguaggio indiretto, soprattutto se il messaggio da comunicare si riferisce più al progetto che alla persona. Quindi, ad esempio, invece di dire: “Consegna urgentemente quel documento”, preferite Il documento deve essere consegnato con urgenza. In questo modo, le persone con le “manie di persecuzione” si sentiranno meno accusate.

Comunicate le conseguenze delle azioni
Rendete sempre partecipi i colleghi dell’impatto che il mancato rispetto di una scadenza può avere sul lavoro di tutti. Rendendoli più consapevoli delle conseguenze delle loro azioni, saranno più motivati nel lavoro e si sentiranno più integrati nel team.

Discutete di persona o al telefono
Quando bisogna affrontare questioni delicate è sempre meglio parlarne al telefono, o meglio ancora di persona, piuttosto che per mail.

Siate coincisi
Quando discutete siate brevi e diretti in modo da ridurre al minimo lo stress per entrambi.

Non lamentatevi
Fate sempre attenzione a quello che dite ai colleghi, soprattutto quando si tratta di lamentele. Fatelo solo quando avete già pianificato una soluzione. Lamentarsi solo per il gusto di farlo può alienare i colleghi e rendere “saturo” l’ambiente di lavoro.

Scrivete per sfogare la rabbia
Quando siete arrabbiati, provate a sfogarvi scrivendo una lettera a voi stessi. Rileggendola a distanza di qualche giorno rimarrete sorpresi di come sono cambiati i sentimenti e le emozioni negative che provavate.

Non fatene una questione personale
Ricordate che una critica al vostro lavoro non è sempre un’accusa rivolta a voi. Non danneggiate la vostra autostima.

Moderate il linguaggio e i toni
Non peggiorate le situazioni già di per se difficili con termini “bruschi”. Sforzatevi di trovare parole più neutre e “soft” per comunicare il vostro disappunto

Stop ai pettegolezzi
I pettegolezzi creano solo problemi e hanno bisogno di essere continuamente alimentati per mantenere vive le conversazioni. Evitate di farvi coinvolgere per non rischiare di rovinare i rapporti in ufficio o di trovarvi in situazioni spiacevoli.

Siate amichevoli
Per sentirvi più integrati a lavoro non è necessario che instauriate rapporti di amicizia con tutti. Risulta essere bello avere amici tra i colleghi ma cercate di coltivare i rapporti al di fuori dell’ambiente di lavoro.

Mantenete la calma
Sembra scontato ma non lo è: quando siete arrabbiati con un collega non alzate mai la voce. Risulta essere importante non solo perché riuscirete a controllare il livello di stress emotivo, ma anche perché aiuterete le persone ad ascoltarvi e a comprendere le vostre ragioni.

Riconoscete il successo altrui
Troppo spesso ci concentriamo solo sugli errori degli altri. Provate a complimentarvi, dando il giusto riconoscimento, con i colleghi che lavorano bene. E’ probabile che anche un vostro successo lavorativo verrà ricambiato positivamente diffondendo un clima più armonioso e stabile.

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Artigianato o Lavoro Intellettuale

Se potessero, molti laureati degli ultimi anni (non sempre adeguatamente soddisfatti della propria realizzazione professionale) tornerebbero indietro, in particolare verso i mestieri dell’artigianato. Questo almeno è quanto emerge da una recente ricerca online, che provocatoriamente ha chiesto a circa 1000 persone quale carriera avrebbero voluto intraprendere se non avessero fatto il lavoro attuale. E il 23% degli interpellati ha indicato proprio l’opzione relativa all’artigiano, confermando che forse è iniziata una vera e propria riprogrammazione dei percorsi professionali e che sta finendo l’era della smaterializzazione del lavoro e quindi del lavoro intellettuale a tutti i costi. Del resto, non molto tempo fa Coldiretti e Confagricoltura ci hanno detto che sono in netta crescita i titolari di aziende agricole con una laurea e che quindi il lavoro adesso si trova nei campi.

E’ chiaro che sono la crisi economica e la cronica mancanza di posti di lavoro a determinare le nuove dinamiche, cioè la tendenza a preferire percorsi con un elevato livello di specializzazione e con una notevole abilità manuale a corsi di laurea che tengono piuttosto lontani da conoscenze sul campo, di tipo pratico (e purtroppo da una collocazione lavorativa).
Prima di prendere coscienza di tutto questo e di compiere una epocale inversione “culturale”, le carenze di personale in agricoltura o nell’artigianato sono state colmate dai lavoratori extracomunitari. Oggi queste carenze non vengono più ignorate da tanti giovani italiani, che vi intravedono un’occasione, una via d’uscita dalla disoccupazione, uno spiraglio per recuperare spazi abbandonati. Forse il ritorno ai mestieri artigianali ha anche una spiegazione più profonda, slegata dalle esigenze concrete di carattere occupazionale e più vicine invece al clima post-industriale degli ultimi tempi, che privilegia dimensioni più umane e meno meccaniche, il bisogno di cercare un’identità anche attraverso le proprie creazioni manuali.

Superfluo ricordare che il settore dell’artigianato è un autentico giacimento per il nostro Paese, un tratto peculiare del sistema economico italiano forse non adeguatamente valorizzato. Peraltro, l’artigianato non ha le controindicazioni dell’industria (per esempio, di tipo ambientale) ed è un’attività quasi impossibile da delocalizzare. Di conseguenza, se la tendenza a tornare ai mestieri artigianali dovesse confermarsi e crescere, potremmo avere una posizione privilegiata nella griglia di partenza verso la ripresa.

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Open Space e Lavoratori

Aria condizionata, rumori, conversazioni telefoniche. Sono solo alcuni dei motivi che possono rendere complicata la coesistenza negli uffici open space, provocando disagi, conflitti e stress. A dirlo è InfoJobs.it, sito di recruiting online, che in un sondaggio evidenzia la relazione tra attriti in ufficio e scarsa produttività. Può darsi che sia l’altra faccia del coworking, ma il problema di fondo spesso è la maleducazione oppure semplicemente la scarsa propensione ad accettare o tollerare le esigenze degli altri.

In concreto, il 57% dei lavoratori italiani interpellati ritiene stressante lavorare negli “uffici aperti”, soprattutto a causa della scortesia dei colleghi, del chiacchiericcio e dei pettegolezzi. Ma può essere fastidioso anche il costante passaggio di persone tra le scrivanie, la mancanza di spazi, l’incessante squillo dei cellulari, il mancato accordo su orari e temperatura del condizionatore, l’assenza di privacy, il rumore delle stampanti, persino la musica proveniente dalle postazioni dei colleghi. Nel migliore dei casi ciò comporta perdita di concentrazione e rallentamento del ritmo di lavoro, in qualche altro caso uno stato di vera e propria irritazione, nei casi più gravi situazioni conflittuali aperte che bloccano l’attività e condizionano fortemente la produttività complessiva. La serenità dell’ambiente va perdendosi e quindi un’aspettativa pacifica di convivenza gomito a gomito in ufficio.

In generale, il 41% degli intervistati si schiera a favore dell’ufficio tradizionale, con una precisa divisione degli spazi. Il 23% preferisce nettamente l’open space, mentre gli altri sono indifferenti rispetto alle due soluzioni. Significative le ragioni di chi predilige questa moderna tendenza degli ambiti lavorativi, principalmente il fatto di stimolare al confronto, di offrire la possibilità di comunicare velocemente con i colleghi e quindi risparmiare tempo, di incentivare alla cooperazione a alla conoscenza reciproca. La considerazione che InfoJobs.it trae da questa analisi è quella relativa all’esigenza di coniugare la tendenza all’open space con la strutturazione materiale delle sedi di lavoro, che non è ancora adeguata alla novità.

Quindi potrebbe bastare una progettazione di spazi definiti che consenta comunque un minimo di privacy da sguardi e rumori. Ma, a parte questo, è chiaro che occorre valutare bene la dislocazione degli spazi, delle persone e delle cose nel momento in cui si procede all’organizzazione della sede e del lavoro, per prevenire possibilmente l’insorgenza di attriti. In ogni caso, non è facile armonizzare le varie esigenze quando si è in tanti e occorre trascorrere insieme un certo numero di ore.