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Come Rimediare al Pagamento Senza Bonifico Parlante

Il panorama delle detrazioni fiscali per le operazioni immobiliari può essere estremamente complesso. È comune, quindi, incorrere in equivoci, specialmente quando non si osservano con scrupolo le procedure stabilite.

È essenziale comprendere che le spese associate al Superbonus, al Sismabonus, all’Ecobonus e al Bonus Casa devono essere effettuate attraverso un pagamento ben specifico: il bonifico parlante. Questo tipo di bonifico necessita che la causale indichi con precisione alcuni dati cruciali: il codice fiscale del beneficiario della detrazione, il numero di partita IVA del soggetto che effettua il lavoro e il codice fiscale di quest’ultimo.

Qualora tu sia giunto a questa guida, è probabile che tu abbia omesso di includere qualche dato essenziale o, in una situazione ancora più grave, che tu abbia proceduto con un pagamento tramite un metodo non ammesso, come bonifico standard, assegno, carta di credito o pagamenti in contanti.

Ti chiederai quindi se hai perso la possibilità di godere delle detrazioni. La risposta a questa domanda varia a seconda delle specifiche circostanze e richiede una valutazione accurata.

Pagamenti senza bonifico parlante

In assenza di bonifico parlante, la circolare N. 43/E dell’Agenzia delle Entrate del 2016 fornisce chiarimenti normativi importanti. Tale documento risponde a un caso specifico in cui un contribuente ha realizzato l’acquisto di un box auto tramite assegni bancari.

La circolare dettaglia che, secondo la risoluzione n. 55/E del 2012, una compilazione non adeguata del bonifico bancario o postale impedisce il rispetto dell’obbligo, da parte delle banche e di Poste Italiane SPA, di effettuare la ritenuta d’acconto dell’8%, precludendo così la possibilità di fruire della detrazione fiscale. Tuttavia, è concessa la facoltà di rimediare mediante la ripetizione del pagamento con un bonifico eseguito in forma corretta.

La soluzione primaria consiste nel richiedere la restituzione delle somme per poi eseguire un nuovo bonifico conforme alle disposizioni. Qualora questo non sia possibile, diventa necessario ottenere dal beneficiario del pagamento (che può essere un fornitore o un professionista come un ingegnere, architetto o geometra) una dichiarazione sostitutiva di atto notorio. In tale dichiarazione, il beneficiario dovrà attestare di aver ricevuto le somme e di averle regolarmente registrate nella contabilità aziendale, contribuendo così alla corretta determinazione del proprio reddito imponibile.

Per facilitare questo processo, è disponibile un modello di autocertificazione errato bonifico per ristrutturazione che il beneficiario dovrà firmare. Questo documento sarà fondamentale nella predisposizione della dichiarazione dei redditi da parte di un professionista abilitato o del CAF, e potrebbe essere richiesto anche dagli uffici dell’amministrazione finanziaria in caso di controlli.

Questa procedura è valida anche per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, inclusi il bonus casa, l’ecobonus, il sismabonus e il superbonus, ampliando il raggio di applicazione delle normative in questione a una vasta gamma di lavori edilizi.

Errato riferimento alla norma

In materia di riferimenti normativi erroneamente indicati nei bonifici, non è richiesta alcuna rettifica quando si verificano errori materiali quali l’inserimento di normative non pertinenti al tipo di agevolazione fiscale utilizzata. Ad esempio, secondo quanto stabilito dalla circolare 11/E del 2014, se nei bonifici destinati alle detrazioni per il bonus casa o per l’Ecobonus si citano, per errore, le normative dell’uno al posto dell’altro, l’incentivo viene comunque concesso senza la necessità di compiere ulteriori passaggi. Questo approccio è giustificato dal fatto che tali errori non compromettono l’elaborazione corretta della ritenuta d’acconto da parte degli istituti di credito.

Specificamente, se la causale del bonifico menziona, erroneamente, i riferimenti normativi relativi alla ristrutturazione edilizia invece che alla riqualificazione energetica degli edifici, o viceversa, la detrazione è garantita a condizione che la banca proceda in modo adeguato con la ritenuta, purché siano rispettati tutti gli altri requisiti previsti dalla legge.

Questa interpretazione è stata ulteriormente confermata dall’Agenzia delle Entrate nella sua comunicazione del 6 Dicembre 2023, pubblicata su Fisco Oggi. Nel specifico, un caso riguardava un bonifico erroneamente imputato alla “L449 Art. 16bis DPR 917/1986 (L449) Ristrutturazione edilizia”, anziché alla “L296 Legge 296/06 Riqualificazione energetica” per incentivi relativi al risparmio energetico, confermando che l’errore nei riferimenti normativi non preclude la fruizione delle agevolazioni fiscali quando il resto delle procedure è stato rispettato correttamente.

Mancata specificazione del numero di fattura o data di emissione

In merito alla necessità di specificare il numero di fattura e la data di emissione nel quadro dei bonifici dedicati a fruire delle detrazioni fiscali, la circolare 19/2020 stabilisce criteri precisi per la validità del pagamento. È indispensabile che il bonifico contenga:

– Una causale del versamento chiara, dalla quale si possa comprendere che il pagamento è destinato agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, di riqualificazione energetica o altri lavori che danno diritto alla detrazione.
– Il codice fiscale del beneficiario della detrazione, che può anche non coincidere con il soggetto che effettua il bonifico.
– Il numero di partita IVA o il codice fiscale del soggetto beneficiario del pagamento. In caso di omissione, si rimanda al paragrafo relativo ai pagamenti effettuati senza l’uso del bonifico parlante.

È importante sottolineare che l’omissione delle informazioni relative al numero di fattura e alla data di emissione non inficia la validità del bonifico ai fini della detrazione. Questi dettagli, sebbene utili, non sono essenziali per confermare la conformità del pagamento alle disposizioni fiscali vigenti.

Intestatario della fattura errato

Nel contesto delle detrazioni fiscali, può verificarsi che i beneficiari del diritto alla detrazione siano più di uno, e in tali circostanze, il beneficio fiscale non è esclusivamente riservato all’intestatario del bonifico o della fattura. È riconosciuto anche a coloro che, pur non figurando come intestatari, hanno effettivamente sostenuto le spese. Ciò è valido anche se i pagamenti non sono stati eseguiti da un conto corrente cointestato con l’intestatario di tali documenti.

È fondamentale, tuttavia, che i documenti di spesa siano adeguatamente completati con i dati identificativi del soggetto effettivo che ha sostenuto la spesa, includendo l’apposita percentuale di partecipazione. Questa specificazione deve essere resa fin dalla prima annualità di godimento del beneficio e non è suscettibile di modifiche nelle dichiarazioni dei periodi d’imposta successivi, come delineato dalla Circolare del 21 maggio 2014 n. 11/E, nella risposta 4.1, e dalla Circolare del 13 maggio 2011 n. 20/E, nella risposta 2.1.

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Come Risparmiare Evitando gli Acquisti

Adottare la filosofia di vita spendere zero, evitando accuratamente di comprare qualunque cosa non serva veramente, può essere veramente un’ottima forma di risparmio.

Proviamo a capire insieme quali possono essere altri quattro trucchi per risparmiare soldi, non comprando niente, cioè niente che non sia veramente indispensabile alla nostra sopravvivenza.

Sono un fan dei periodi di prova, ma per un motivo molto preciso: sono obiettivi facilmente raggiungibili. Se chiedessi ad un fumatore accanito di smettere di fumare per sempre, questo mi riderebbe in faccia; se invece gli chiedessi di provare a smettere per 1 giorno, probabilmente un tentativo lo farebbe. Per provare a risparmiare, cioè per capire veramente che non comperare nulla comporta una rinuncia irrisoria, vale la pena provare per un breve periodo, ben definito. Iniziamo per esempio con una settimana, sette giorni nei quali smettiamo di comperare tutto quello che ci salta in testa, anche le cose più insignificanti come il caffè al bar; alla fine dell’esperimento valuteremo se siamo stati più o meno felici, e di conseguenza potremmo estendere la durata di questa strategia di risparmio.
La psicologia che si nasconde dietro ai periodi di prova consiste semplicemente nell’avere un obiettivo concreto e a breve termine, che è una delle tecniche più efficaci quando si tratta di raggiungere obiettivi a lunga scadenza, come appunto smettere di fumare o dimagrire.
Realizzare autonomamente che la rinuncia di qualcosa che credevamo indispensabile, non è poi così drammatica, stimola le persone a perseguire nel proprio scopo.
Se proprio non possiamo rinunciare ad un particolare oggetto, per evitare di spendere inutilmente il nostro denaro, possiamo pensare di prendere l’oggetto in prestito da qualcuno che non lo utilizza. Il prestito, oltre ad essere un’ottima forma di risparmio, consente anche di capire, senza spendere soldi, se quel particolare oggetto fa veramente al caso nostro, perché come spesso accade, compriamo senza troppo badare alla reale utilità delle cose. Una forma ancora più interessante di risparmio, la si potrebbe ottenere imparando a comperare “in condivisione” cioè trovare persone che hanno bisogno di qualcosa che anche noi desideriamo, e decidere di acquistarlo dividendo la spesa, e poi usufruirne a turno, per periodi di tempo ben definiti.

Se tutte le opzioni di cui abbiamo discusso fino ad ora non risultassero efficaci, un’ultima chance potrebbe essere quella di acquistare l’oggetto usato. I mercatini dell’usato, così come i bazar online o i sistemi aste, possono essere sfruttati per portare a casa veri affari. Mi è capitato, con la giusta pazienza e dedizione, di scovare oggetti che m’interessavano a prezzi decisamente convenienti, e poi una volta usati di rivenderli addirittura ad un prezzo maggiore di quello d’acquisto, guadagnandoci. L’acquisto dell’usato è una grande risorsa, ma richiede una certa conoscenza dell’oggetto che intendiamo comprare, perché è necessario saper valutare con precisione lo stato di conservazione e l’integrità di quello che intendiamo acquistare. Inoltre, sull’usato, difficilmente esistono garanzie, motivo in più per stare ben attenti a come spendiamo i nostri soldi.
Chiudiamo questa carrellata di strategie volte a smettere di spendere soldi inutilmente ed imparare a non comperare mai niente, con un ultimo utilissimo trucco psicologico, cioè fermare in modo irreversibile i nostri soldi in banca. Se, per esempio, abbiamo messo da parte un piccolo gruzzolo, anche solo di 5000 euro, sarà nostra premura investire in modo sicuro almeno l’80% del denaro che possediamo, così da avere sempre a nostra disposizione finanze limitate. Non poter oggettivamente spendere dei soldi, ci obbliga a risparmiare su tutto, perché psicologicamente ci troveremo costantemente in una condizione di carenza economica, anche se in realtà non è così.

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Come Risparmiare su Bollette di Luce e Gas

La spesa media di una famiglia italiana per le bollette di luce e gas supera mediamente i 1600 euro annui. Per la precisione gli italiani spendono in media 1150 euro annui per la bolletta del gas e 530 euro per quella della luce. Cifre significative, soprattutto in un periodo come questo in cui la ripresa economica tarda ad arrivare.

CAMBIARE OPERATORE

In materia di energia però le medie non sono tutto. Lo stile di vita di ciascuno e il numero dei componenti della famiglia o piccola impresa condizionano infatti enormemete il tipo di consumi e quindi, anche, la bolletta. L’errore di molti consumatori è quello di cambiare il gestore o effettuare il passaggio dal mercato a maggior tutela a quello libero o viceversa al buio, senza fare un giusto confronto di tutte le offerte presenti sul mercato luce e gas. Un altro errore molto comune è quello di pensare che possa esserci l’offerta giusta per tutti. Non esiste un’offerta che sia buona per tutti ma è possibile trovare l’offerta giusta in base ai nostri consumi. Su questo punto l’Autorità per l’energia fornisce uno strumento molto utile come il ‘TrovaOfferte’. Di che si tratta? Il ‘TrovaOfferte’ è un motore di ricerca disponibile sul sito internet dell’Autorità che consente ai clienti finali domestici di confrontare informazioni sulle offerte commerciali per la fornitura di energia elettrica e gas. E’ possibile effettuare una ricerca personalizzata inserendo i propri consumi annuali che si ricavano dalla bolletta. Bisogna poi precisare il luogo di fornitura e rispondere ad alcune domande (per esempio: quante lavatrici a settimana? quante volte l’uso del forno? etc.).

OCCHIO A TEMPI E DOPPIE FATTURE

I tempi di attesa per il passaggio da un operatore all’altro si sono ridotti nell’ultimo biennio. Ma non sono pochi i clienti che hanno incontrato criticità nel momento del cambio di fornitore di energia. Uno dei problemi riscontrati è quello relativo alla doppia fatturazione. Può accadere, infatti, che il cliente possa ricevere per lo stesso periodo di consumo una bolletta dal vecchio venditore e una da quello nuovo. Cosa si fa in questi casi? Il cliente deve inviare la richiesta di rettifica al venditore con cui non ha avuto alcun contratto di fornitura nel periodo di consumo oggetto della bolletta. Se il cliente invia la richiesta di rettifica al venditore sbagliato, quest’ultimo è tenuto a informare il cliente dell’errore entro 30 giorni solari, cioè secondo i tempi previsti per la risposta alle richieste di informazione.

Nel caso di effettivo errore di fatturazione da parte del venditore quest’ultimo deve provvedere alla rettifica di fatturazione ed eventualmente ad accreditargli le somme non dovute, se già pagate, entro 20 giorni solari dalla data in cui ha ricevuto la richiesta scritta di rettifica di fatturazione.

Se l’importo da accreditare è superiore all’importo addebitato nella bolletta di fine rapporto, il credito deve essere versato al cliente con rimessa diretta. Se il venditore effettua la rettifica dopo più di 20 giorni solari, deve accreditare sulla bolletta di chiusura del contratto un indennizzo automatico di 20 euro se il rimborso arriva entro 40 giorni, di 40 euro se arriva tra 40 e 60 giorni, di 60 euro se arriva oltre 60 giorni.

Negli ultimi anni il problema delle doppie fatturazioni è migliorato: i casi sono scesi del 50%.

GUASTI E CONTATORI

A chi rivolgersi quando si verifica un guasto o quando il contatore indica dati anomali? Prima di rispondere a questo interrogativo bisogna chiarire bene la distinzione fra venditore di energia e distributore di energia. Da quando è stato liberalizzato il mercato i due ruoli sono nettamente differenti. Il venditore di energia è l’operatore con cui si stringe un contratto di fornitura, il distributore è, invece, colui che si occupa della gestione della rete e provvede alla sua manutenzione, ai nuovi allacciamenti e al servizio di pronto intervento.

Nel caso della fornitura di energia elettrica, la riparazione dei guasti e il ripristino dell’alimentazione restano responsabilità dell’impresa di distribuzione. Anche se cambia il venditore dell’energia elettrica, il numero del servizio guasti resta lo stesso. Per quanto riguarda la fornitura di gas se si dovessero verificare problemi al contatore bisognerà segnalare il problema al fornitore il quale a sua volta segnalerà il guasto al distributore. In caso di dispersione di gas bisogna chiamare immediatamente il servizio di pronto intervento. Il numero telefonico da chiamare è indicato in bolletta ed è uguale per tutti i venditori.

 

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Come Risparmiare su Porte e Finestre di Casa

Esistono materiali che consentono di avere finestre e porte finestre che contribuiscono non poco al nostro risparmio energetico.

Per serramenti ed infissi l’utilizzo del PVC (polivinilcloruro), con i suoi numerosi pregi quali versatilità d’impiego, riciclabilità, resistenza al fuoco, stabilità, impermeabilità ai liquidi ed ai gas, efficienza termica, fonoassorbenza, consente di garantire il rispetto dei parametri stabiliti dalle attuali normative per favorire il risparmio energetico e la compatibilità ambientale.

I serramenti in PVC, non essendo soggetti a corrosione, non richiedono manutenzione, per cui hanno un ottimo rapporto qualità/prezzo complessivo, considerando anche l’effettivo risparmio energetico che consentono per le spese di riscaldamento. Un serramento è considerato isolante quando i valori di transmittanza del materiale che compone l’infisso assicurano bassa conducibilità termica.

Per avere prestazioni più efficienti, al profilo in PVC, bisogna aggiungere l’utilizzazione di un vetro basso emissivo.

Il vetro basso emissivo altro non è che un vetro isolante, che limita la dispersione termica dall’interno dell’abitazione. Costituito da due o più lastre distanziate da uno o più profili distanziatori.

Un vetro isolante differisce da un normale vetro, soprattutto perché sottoposto ad un particolare trattamento che determina il deposito di uno strato di ossidi metallici, grazie al quale si riescono a contenere le dispersioni, potendo godere di un ambiente abitativo più caldo d’inverno, promuovendo l’accumulo di calore solare, minore condensa ed altri vantaggi. Questi vetri oltre a ridurre gli scambi termici con l’ambiente esterno, garantiscono il passaggio della luce negli ambienti interni.

Particolare tipo di vetro basso emissivo è il vetro selettivo che con la sua azione di filtro dei raggi solari, riduce l’irraggiamento e la trasmissione del calore esterno negli ambienti interni. Grazie a queste caratteristiche, nel periodo invernale trattiene il calore e nei mesi caldi lo riflette.

Un ulteriore accorgimento tecnico è quello dell’incollaggio diretto all’anta della vetrocamera, che fa corpo unico con la struttura, diventando portante.
Il risultato è una finestra con proprietà energetiche e meccaniche notevolmente migliori.

 

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Come Risparmiare sulla Costruzione di una Piscina

Il sogno di avere una piscina è comune un po’ tutti.

Ovviamente non tutti hanno uno spazio dove poter sistemare all’aperto una piscina di grandi dimensioni, ma in caso contrario c’è la possibilità di poter costruirvi quella piscina tanto desiderata.

Cosa serve? tanta buona volontà e qualche decina di euro.

I materiali da utilizzare sono: pallet, teli, vecchi tubi inutilizzati, e pezzi di stoffa, insomma tutto materiale riciclato che con una spesa di poche decine di euro ci da la possibilità di costruire una piscina di tutto rispetto.

Adesso andiamo a vedere l’utilizzo di ogni singolo oggetto.

Innanzitutto bisogna stendere un telo a terra come base della vostra piscina, disponete sul telo i pallet accostandoli l’un l’altro così da realizzare la struttura esterna, successivamente intorno alla struttura vengono applicati i tubi come giunture che riescono a tenere unito tutto il legno senza cedere alla forza dei litri d’acqua che verranno versati al suo interno.

Una volta sistemata la struttura primaria, applicare dei pezzi di stoffa dove si trovano le giunture dei pallet per evitare che gli spigoli possano danneggiare la parte più esterna della piscina, coprire il tutto con teli impermeabili interni.

Infine si va ad inserire l’ultimo dei teli, quello azzurro superiore e a bloccarlo sulla struttura dei pallet. Si tratta quindi di una costruzione davvero semplice se amate il fai da te e da realizzare con oggetti molto economici.

L’esterno, per essere gradevole alla vista, si potrebbe coprire con una sorta di decorazione in legno.

La moda dei pallet ultimamente sta spopolando: il web è davvero ricco di immagini e filmati di persone che riescono a realizzare con essi praticamente qualsiasi cosa, dall’arredamento per la casa a quello per l’esterno, ma l’idea di realizzare un’ intera piscina esterna con i pallet usati ha il suo fascino ed è un’idea molto interessante.

Se prendiamo in considerazione il prezzo, infatti, una piscina di modiche dimensioni può arrivare a costare dai 6-700 fino ai 1.000 euro.

Mentre per quella realizzata con oggetti usati le spese sono di appena 70 euro: dovete aggiungere però che se desiderate un lavoro a regola d’arte non potete evitare di acquistare una piccola pompa da piscina e le sostanze che vi aiuteranno a mantenere l’acqua pulita.